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benaltrismo, cuccioli, habitat naturali, ipocrisia, orientare azioni e pensieri al rispetto, predisposizione al bene, tenerezza
Lo so. Pubblicare la foto di un cucciolo fa sempre tenerezza e garantisce un discreto successo. E’ quel che si dice prendersi un piccolo vantaggio iniziale.
Eppure, a mostrare una particolare attenzione verso gli animali, o verso i loro habitat naturali, si finisce prima o poi per attirarsi qualche critica. Pressoché sempre la stessa. Ovvero, che ci sarebbero cose più importanti di cui preoccuparsi. Le persone, ad esempio. I malati che soffrono, gli anziani soli negli ospizi, i tanti uomini donne e bambini che in questo preciso momento, nel mondo, stanno morendo di fame.
Situazioni reali e incontestabili, per carità.
A parte il fatto che, come ho già osservato in una precedente occasione, di solito coloro che muovono questo genere di obiezioni non si occupano di nessuno fuorché di se stessi, oltre semmai a sprecare il proprio tempo nel criticare le altrui scelte di solidarietà e di sostegno a questa o quella causa. Un curioso fenomeno che rientra a buon diritto sotto la voce benaltrismo, ma che senza scomodare troppi neologismi credo si potrebbe liquidare come pura e semplice ipocrisia.
E potrei aggiungere altre considerazioni a supporto delle mie tesi, ma in fondo sono le medesime che ho espresso nel post di cui sopra, e se vi va potete leggerle lì. Quel che voglio fare, invece, è dare spazio a un’opinione raccolta su Facebook alcuni mesi or sono, e che mi aveva colpito perché credo colga nel segno in modo netto e pulito, evidenziando il vero nocciolo della questione.
Io penso che il bene sia una scelta morale che ha valore in sé, una disposizione d’animo che va ben oltre ciò a cui si rivolge. Non è importante tanto l’oggetto del bene, quanto il fatto che il soggetto sia spinto a farlo. Non tutti hanno la possibilità o la predisposizione per correre sui campi di battaglia a salvare chi sta morendo o nell’oceano a salvare le balene, ma tutti, TUTTI, hanno la possibilità di orientare le proprie azioni e pensieri verso il bene, nella quotidianità, sia anche solo per salvare un uccellino da un gatto troppo annoiato o per dedicare un’attenzione in più a chi incontra durante la giornata.
Forse meriterebbe liberarsi da questa cultura antropocentrica e provare a sentire la connessione che c’è tra noi e gli altri esseri viventi, e vivere il nostro bene rivolgendoci con rispetto verso chiunque, sia esso umano, animale o vegetale. Da ciascuno secondo le proprie possibilità, a ciascuno secondo i propri bisogni.
Purtroppo mi sono accorto solo oggi, nel riprendere in mano questa annotazione, che nel copia-incollare il commento non avevo salvato il nome dell’autore; e ormai non è più possibile risalire a quella conversazione, è passato troppo tempo e non ricordo nemmeno da chi o da dove fosse partita. Sono abbastanza certo che il commento sia stato scritto da una donna, ma non si trattava di una mia conoscente, altrimenti credo che come minimo avrei salvato la nota sotto il suo nome.
Ciò non toglie nulla alla chiarezza e alla forza delle parole sopra riportate, ma ovviamente mi dispiace della svista, per me abbastanza inusuale, che mi impedisce di attribuirle alla loro fonte. Casomai a quella persona capitasse di rileggersi in questo post, mi raccomando, si faccia riconoscere!
E ringraziare. 🙂
L’ha ribloggato su Julian Vlad.
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Condivido in pieno il commento che hai proposto, e anche le tue riflessioni. Chi ama veramente, non distingue tra persone o animali, ma dà quel che può, quando può, in termini di affetto e di tempo, a chi ne ha bisogno. E poi, chi ama veramente gli animali, ama anche gli altri esseri viventi. L’altra sera è entrata una falena in casa: volevo prenderla, ma mio figlio me l’ha impedito. “Lasciala stare, ha il diritto di vivere e non fa male a nessuno”.
Così è rimasta in cucina tutta la notte al caldo e, ieri mattina, l’ho trovata sul davanzale. L’ho presa e l’ho messa delicatamente fuori al sole.Libera, anche se la vita di una farfalla è molto breve e non credo sia durata più molto.
Anche per mia madre, malata gravemente d’Alzheimer, era stato così. Non ricordava nulla, non riconosceva nessuno, ma è sempre stata libera di girare per il cortile e il giardino, fino al giorno della sua morte. Io non potevo uscire di casa, per permettere a lei di essere libera, ( ma sorvegliata, in quanto incapace di intendere e volere). Lei non sapeva chi ero io e non saprà mai cosa ho fatto per lei, ma io sapevo chi era lei, e non avrei mai voluto toglierle la libertà, che era l’unica cosa che desiderava.
Falene, cagnolini, persone…esistono tante forme d’amore, ma soprattutto deve esistere il rispetto per i loro bisogni e la loro dignità.
Il bene donato ritorna sempre, sotto altre forme e da altre fonti, ma torna. Soprattutto, fare il bene aiuta a stare bene,perlomeno a tutte quelle persone che vivono secondo coscienza.
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Cara Katherine, ti ringrazio molto per il tuo contributo, appassionato e lucido come sempre. La parola chiave di ciò che hai scritto, che si ritrova anche nelle parole “anonime” che ho voluto citare, è “rispetto”. Di quello, in giro, ce n’è sempre troppo poco.
Buona settimana!
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Come arrivare dopo la saggezza della mia cara Caterina?
Però devo contraddirla perchè ,come lei praticando molto il parco e i ‘canari’ alcuni di essi davvero non darebbero mezza carezza ad un umano nè un sostegno.
Ma è decisamente vero (e logico) che amando gli animali come nostri coinquilini si abbia maggiore rispetto per il vivente tutto.
sherabbraccicaricariadentrambi
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O almeno così dovrebbe essere 🙂
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A proposito di quanto scrive la mia cara amica Sherazade, credo di poter dire che non tutte le persone che hanno un animale amino veramente gli animali. C’è chi ama solo il proprio, tenendolo come un giocattolo, un elemento di compagnia, un essere da esibire e per il quale ricevere apprezzamenti ma, come non darebbe mezza carezza ad un umano, non la darebbe nemmeno ad un animale che non sia il suo e che sia magari brutto, sporco e affamato.
Comunque, per quanto riguarda i frequentatori del parco “canino” della mia città, devo dire che sono persone che si preoccupano anche per i propri simili, e me ne sono resa conto già in alcune occasioni. L’unico problema è che hanno pubblicizzato un po’ troppo la bellezza del posto e la piacevolezza della compagnia, tanto che ormai c’è troppa gente e i cani stanno diventando sempre più grossi. C’è pure un lupo siberiano! Così alla fine siamo proprio noi, proprietari dei piccolini, che non amiamo più frequentarlo, per paura che succeda qualcosa di brutto e i nostri rapporti si stanno allentando.
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Il lupo siberiano dev’essere bellissimo! Ma capisco le preoccupazioni tue e degli altri proprietari di cani di piccola taglia.
Mi ricordo ancora un incontro fra il mio piccolo Tommy (nella foto qui sopra è ritratto a 3 mesi, da adulto era comunque di taglia medio-piccola) e un boxer, una scena intimidatoria e piuttosto spiacevole, per fortuna senza ulteriori conseguenze a parte qualche momento di apprensione.
Per quanto riguarda le differenze di rapporti, direi, che si tratti di umani o di animali, è sempre necessario un certo equilibrio. Altra cosa che spesso viene a mancare, insieme al rispetto.
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